https://www.saatchiart.com/pieromasia - https://www.facebook.com/piero.masia/ https://www.tiktok.com/@/userpieromasia
https://www.youtube.com/@pieromasia
- www.instagram.com/pieromasia - https://twitter.com/pieromasia www.linkedin.com/in/piero-masia-59b59763/ - https://www.pinterest.it/pieromasia/
-
Piero Masia, che insieme ad altri è uno degli artisti di cui parliamo nella trasmissione Laboratorio Acca ( Arte Investimenti TV, can 133 DTT, 868 Sky, domenica sera ore 21 ) vanta un importante curriculum che lo colloca fra i pittori più interessanti e produttivi del panorama italiano. Ha iniziato a dipingere da giovanissimo per poi affinare la sua conoscenza nei suoi luoghi d’origine (Sardegna) presso il maestro Vincenzo Manca e condurre una ricerca che negli anni gli ha consentito di spaziare dalla figurazione all’informale fino alla astrazione.
Questa poliedricità non deve trarre però in inganno, poiché Masia ha dimostrato negli anni di avere confidenza con le tre forma espressive senza sottovalutarne o lasciarne da parte alcuna. La stessa astrazione, da lui rivisitata in forme liriche non esattamente consone all’astrattismo geometrico, è oggi il suo punto di forza, ma trova sede e nascita già negli anni 70/80. Da artista figurativo, assolutamente in grado di esprimersi con colorii e volumi ben regolati, Masia ha introdotto la “frammentazione”, un modo di dividere lievemente gli spazi del quadro come se si trattasse di un mosaico.
Moltissime le personali e le collettive a cui ha partecipato, organizzandosi, sin dai primi momenti della sua emigrazione in Piemonte, in un circolo di artisti che hanno interagito con colleghi di tutto il mondo, promuovendo in particolare le attività artistiche degli autori locali.
Riassumere le capacità ed il background di Masia significherebbe attraversare gli anni del boom economico, quelli della contestazione e dell’austerity, l’edonismo anni Ottanta fino alle vicende di fine secolo ed a quelle attuali. Da qui l’esigenza di esporre una significativo numero di opere che rendano pubblico merito ad un saggio attore della scena artistica in senso ampio, poiché Masia è anche musicista, nello specifico batterista.
Recensione critica di Giorgio BARASSI sulla rivista Art&rtA edita da Accainarte di Roma_pagina 2
Negli anni recenti dal 2019 e sino ad oggi (2022),viene inserito nel gruppo di artisti di Laboratorio AccA e presentato ogni domenica sul canale 133 di Arte Investimenti di Gabriele BONI; la trasmissione viene condotta da Giorgio BARASSI e Roberto SPARACI.
STRALCI CRITICI:
...ha ottenuto lusinghieri consensi di critica e di pubblico e vanta un'intensa attività , che ha come tema fondamentale il ricordo della sua terra, ricordo
che può trasformarsi in speranza o in racconto idilliaco del passato. La forza cromatica ed espressiva dei suoi quadri lo colloca in una posizione autonoma... (Delitala: da La nuova Sardegna...19 agosto 1976) ...si direbbe che la forza, la vigoria della
famiglia, trovi il suo ambiente più favorevole in questa isola i cui abitanti uniscono la forza del carattere alla delicatezza dei sentimenti... (Spinardi: da la Gazzetta del popolo...dicembre 1976) ...Ci sono naturalmente i suoi personaggi, articolati
e mossi nel senso di una commedia umana. Conservano tutti caratteristiche ben determinate, ed anche situazioni, quelle della sua terra... (Oberti: Torino Arte...gennaio 1977) ...esiste nelle opere di Piero Masia una religiosa ansietà di raccontare un'esistenza
che sta ancora nella sua memoria e che non muta con il volgere dei tempi, non tanto per la volontà dei protagonisti quanto per le esigenze ed i modi che sono sempre i medesimi... (Bottino: Corriere dell'Arte.. marzo 1978) ...si avverte in questo suo
mondo un desiderio di esprimere sensazioni emergenti dall'osservazione degli antichi borghi con chiese e campanili svettanti, con gli anziani del paese che trascorrono le giornate nell'attesa, nella luce accecante del sole. (Mistrangelo: Stampa Sera...18 dicembre
1984);
... ma il momento delle emozioni più forti, della sorpresa più genuina, arriva quando scopriamo quanto forti e importanti sono i legami di Masia con il mondo rurale della sua infanzia e quanto profondamente
le sue radici affondino in quella Sardegna, che tante volte ha raffigurato nelle sue opere... (Bucci: Corriere di Torino e Provincia...15 dicembre 1989) ...sono ricerche nelle quali Masia afferma la sua eco liberatrice nell'apporto poetico di un colore mai
invadente. Tant'è che proprio con la determinazione poetica del colore le immagini evocano un'atmosfera di sogno: Soggetti catalizzatori di una comunicazione moderna e liberatoria sia nei tracciati, sia nelle tonalità... (Oberti: Corriere dell'Arte...
28 novembre 1998) Con linguaggio artistico asciutto, vivo e palpitante, intimamente connesso al vissuto contemporaneo, Piero Masia rifluisce all'antica e salvifica tradizione culturale della nostra terra, laddove cioè, il vecchio e l'albero suggellano
l'idillio immortale in cui primeggia la valenza estetica del pittore autentico che con mano sicura e tratto geniale, esalta l'attimo fugace dell'invenzione, sublimando note poetiche intrise di significazione esistenziale. (Aldo Albani)
...Non è facile, per Piero Masia sottrarsi al fascino del paesaggio, delle persone, dei colori della sua Sardegna; la sua pittura passa dal più tradizionale modo figurativo alla ricerca della scomposizione, frammentazione e accostamenti
cromatici, le figure appaiono quasi abbandonate ma al tempo stesso in primo, anzi in primissimo piano.
L’interpretazione del figurativo, nel suo nuovo ed ultimo momento pittorico si realizza in un qualcosa originalmente soggettivo,
ma anche compiutamente concreto...(Marco Bertello da Piemontenews)
...la solitudine umana riconosciuta è vissuta come un’ottimale dimensione di contemplazione oblativa del “Sé” e dell’immanente
che non sovrasta l’individuo, ma lo rende pago dell’esistenza; cosmicamente a “casa” , riscaldato dai raggi di sospesi soli o lune che si stagliano silenti in ascetica presenza.
Paradossalmente i visi, privati
d’espressione, acquistano entità corporea quietamente marcate.
Definendo il gesto, con energica carica emozionale, l’autore enfatizza la straordinaria forza delle figure incastrate in tasselli curvilinei, falsamente
scomposti, al fine d’ avvalorare l’assoluto vigore dell’unità espressiva….(Felicita Magista')
Il suo operato artistico è stato recensito su diversi giornali e dizionari artistici tra cui: Annuario Comanducci, Il Quadrato, Arte Base, Arte di Mondadori, Arte Italiana per il Mondo, Anni 60 e 70 dell'Arte Italiana, Arte Visione, Guida al Collezionismo, La Stampa, Stampa Sera, La Gazzetta del Popolo, Torino Arte, La Nuova Sardegna, Rivista Art&rta, Annuari Artisti Contemporanei editi da Acca in Arte, etc. E’ presente sui maggiori social network
Negli anni recenti dal 2019 viene inserito sino ad oggi nel gruppo di Laboratorio AccA e presentato ogni domenica sul canale 133 di Arte Investimenti di Francesco e Gabriele BONI; la trasmissione viene condotta da Giorgio BARASSI e Roberto SPARACI.
Il primo critico d'arte che ho incontrato nella mia carriera artistica è stato il prof. accad. CATELLO Nastro, fondatore della Società Artistica CENTROPARETE a Torino. Il professore, negli anni '70 si trasferisce ad Agropoli, dove tutt'ora si dedica con passione all'Arte ed all'Antiquariato. Per contatti: candidus@osp.it
Ho avuto modo di conoscere un altro critico alla famiglia artistica CENTROPARETE: Giovanni LO CURTO, figura eccentrica e dalle mille risorse, egli infatti, oltre ad essere da sempre un ottimo artista, incisore, grafico, musicista, poeta, è anche un critico ed esperto d'arte. Ha collaborato con molte riviste specializzate; ha presenziato più volte, in qualità di esperto d'arte, a diversi concorsi di pittura; attualmente vive ed opera a Roma.
Altro critico d'arte conosciuto nei miei primi approcci con il mondo artistico torinese, nel lontano 1974, è stato il bravo critico d'arte prof. Giuseppe NASILLO, scrittore e direttore di una rivista d'arte molto seguita all'epoca
Sempre negli anni '70 - 80, infervorato dalla passione per l'Arte sia come pittore che come organizzatore di mostre in ambito del Circolo Artistico Il Pennellaccio di Torino, ho contattato a più riprese altri critici d'arte della Città taurinense, tra i quali mi piace ricordare i compianti Luigi CARLUCCIO, già direttore delle Biennale di Venezia, Marziano BERNARDI, valente critico de La Stampa; inoltre voglio ricordare i critici che in qualche modo hanno scritto per me o per il Pennellaccio: DRAGONE e MISTRANGELO de La Stampa, BOTTINO de Il Corriere dell'ARTE, SPINARDI de La Gazzetta del Popolo, OBERTI di Torino Arte, ALBANI, BUCCI, DELITALA de La Nuova Sardegna, BORIO.
Piero MASIA. Un assolo di batteria che non finisce mai.
“Ogni musica che non dipinge nulla, è rumore”
Jean D’Alembert
Di Piero Masia, pittore eclettico e fantasioso si sa molto: mostre, eventi, fiere, televisione… Ma, come abbiamo già scritto altre volte, la sua carriera artistica non può prescindere da quella musicale, a cui Piero tiene come a quella di pittore. Due maniere parallele di esprimersi e rendere possibile una armonia per altri difficile e per lui naturale, immancabile, irrinunciabile. Sono vicini, i due mondi della musica e della pittura, in Masia. Anzi, l’uno alimenta l’altro e viceversa, ed entrambi sono il sentiero ampio con cui attraversa emozioni ed entusiasmi, fornito com’è di una energia vitale che si legge dalla sua chiacchiera spontanea e dal suo sorriso sincero. A voler separare le due forme di espressione artistica di Masia si commetterebbe una grave omissione: quella di non considerare che sin da piccolo le sue maniere preferite di dare voce alla sua vitalità erano proprio quel picchiare ritmato sulle pelli dei tamburi e quel tenere sempre alto il tono del colore nelle sue tele. A Torino, dove arriva da giovane, le brume piemontesi, gli autunni o gli inverni innevati non hanno mai smorzato quei toni. Semmai li hanno esaltati. E lui, fiero sardo dai modi gentili, ha colorato la sua esistenza e quella di appassionati collezionisti con le numerose operazioni artistiche che ormai hanno conquistato un pubblico vasto e curioso, poiché dal Masia ipercreativo puoi aspettarti virate improvvise, estensioni a temi inattesi, novità continue ed imprevedibili come un doppio colpo di cassa e rullante che scuote il petto di chi ascolta.
Non ha, nel suo repertorio di pittore, un ciclo che possa dirsi esaurito o abbandonato. E talvolta sorprende la disinvoltura con cui torna su temi che aveva sviscerato quaranta o quasi cinquanta anni fa arricchendoli senza modificarne l’essenza. È il caso delle “Trilogie”, una serie di opere di cui la più datata conta quaranta primavere. Lì c’è un Masia astrattista e indagatore, che usa lo schema della tragedia greca, evocando reminiscenze classiche, e lo riassume in opere che evocano il mondo della musica, del lavoro, delle tradizioni ma anche le osservazioni sulla società e la mai sopita forma di amore per il rock. Spuntano, dal suo recente repertorio, Trilogie dedicate addirittura ai supereroi e a nessuno è chiaro quel che avverrà dopo, quando il Piero Masia artista del pennello lascerà al Masia batterista l’imprevedibile mossa successiva, magari l’affrontare temi nuovi e nuovi confini con la stessa virtuosa forma di coraggio creativo che caratterizza un assolo dai colpi ben assestati ma non codificabili se non nell’istinto e nella tecnica dell’esecutore.
Della sua produzione figurativa ed informale abbiamo abbondantemente scritto, riferendo di opere che attingono ad una nostalgia allegra della sua Sardegna, ai costumi, ai colori ed alla presenza di due cerchi gialli nei cieli dipinti di azzurro sincero, a confermare un ottimismo intramontabile. Il sole dunque non è solo uno, ma si presenta nelle opere di Masia in due parti, controlaterali e parallele, a dare speranza e fiducia. Come se quel sole, raddoppiato, non abbia mai a tramontare.
Nondimeno le esecuzioni informali raccontano una abilità costruttiva che fa il paio con una tecnica ben posseduta, ben tornita negli anni di sperimentazioni ed oggi al servizio di quelle composizioni geometriche e geometrizzanti che escono naturalmente dal novero della semplice astrazione piana, perché sottendono, accennano, istigano l’osservatore a cercare particolari e significati in ogni angolo del dipinto. In questi ultimi periodi, Masia si dedica con cura alla sua produzione fatta di geometrie policrome, e il suo intimo scopo non cambia, nel segno di una coerenza che è componente fissa della sua determinazione. Quello che per fortuna non gli si stacca di dosso è l’istinto del drummer che sa bene quanto sia importante stupire chi ascolta. Perciò Masia gioca ad attirare l’attenzione con ritmi delicati, pronto ad affondare i colpi con colori accesissimi, esattamente come fa quando, con le bacchette in mano, gli tocca qualche minuto di solo che finisce sempre per strappare applausi sinceri.
Una vita dedicata al colore ed alla musica, esperienze parallele innegabilmente valide a qualificare un artista che continua a dare gioia e colore con una invidiabile tenacia. A leggere di primo acchito la sua produzione, si intuisce una passione sfrenata per la espressione ampia, coinvolgente. Un comporre trascinante, che spinge a guardare con calma ogni particolare, ogni aspetto di quel tracciato di colori e forme che rispettano sì il rigore delle operazioni artistiche, ma fanno fiutare un’indole da sano ribelle. Quella del rockettaro incallito che non vive senza gli innocenti eccessi della battuta decisa.
Qualcuno ha detto, azzardando non poco, che l’astrazione è più fredda della figurazione. A parte la differenza, ormai superata da decenni, tra le due forme di espressione artistica, possiamo affermare con certezza che in Masia l’astrazione è la esatta esaltazione delle tinte, perché nelle sue geometrie infila colori decisi e figli di una dotazione legata alla sua terra d’origine. Il turchese, il giallo, quei bruni corposi, il verde smeraldo e le sue tonalità derivanti, l’azzurro nitido sbucano dai colori della terra di Sardegna e prendono giusto spazio nella giusta forma, facendoci tornare in mente il colpo di cassa del batterista esperto che serve a richiamare la disattenzione del gruppo sul ritmo giusto. E nella vita, come nella pittura, perdere il ritmo sarebbe fatale.
Pubblicato sulla rivista Art&trA edita da Acca International
Piero MASIA su rivista Art&rtA edita da Acca International di ROMA
Piero MASIA su Annuario d Arte Moderna Artisti Contemporanei 2021 edito da Acca International di ROMA
Quello che colpisce di Piero Masia è la sua naturale propensione a misurarsi con pratiche soatanzialmente difficili per un pittore. Anima libera da sempre, Piero non limita il tiro della sua scelta a questo o a quel genere. Usa le sue doti di osservatore per raccontare e sperimentare, sia che si tratti di Pittura avvicinabile alla astrazione geometrica o alla figurazione. E, sebbene quella vecchia antinomìa sia superata, i colori e il sentimento sono immutati, sanno di mare e di terra, raccontano storie della sua Sardegna. Storie familiari, adolescenziali, di un mondo passato e bellissimo. Dopotutto Piero è un musicista. Batterista, per l'esattezza. E allora giustifica il tutto pensando, a ben ragione, di misurarsi con tutti i ritmi e gli esercizi. E ci riesce benissimo. Piero Masia è un artista di Laboratorio AccA. (Giorgio BARASSI)
ha ottenuto lusinghieri consensi di critica e di pubblico e vanta un'intensa attività , che ha come tema fondamentale il ricordo della sua terra, ricordo che può trasformarsi in speranza o in racconto idilliaco del passato. La forza cromatica ed espressiva dei suoi quadri lo colloca in una posizione autonoma... (Delitala: da La nuova Sardegna...19 agosto 1976) ...si direbbe che la forza, la vigoria della famiglia, trovi il suo ambiente più favorevole in questa isola i cui abitanti uniscono la forza del carattere alla delicatezza dei sentimenti... (Spinardi: da la Gazzetta del popolo...dicembre 1976) ...Ci sono naturalmente i suoi personaggi, articolati e mossi nel senso di una commedia umana. Conservano tutti caratteristiche ben determinate, ed anche situazioni, quelle della sua terra... (Oberti: Torino Arte...gennaio 1977) ...esiste nelle opere di Piero Masia una religiosa ansietà di raccontare un'esistenza che sta ancora nella sua memoria e che non muta con il volgere dei tempi, non tanto per la volontà dei protagonisti quanto per le esigenze ed i modi che sono sempre i medesimi... (Bottino: Corriere dell'Arte.. marzo 1978) ...si avverte in questo suo mondo un desiderio di esprimere sensazioni emergenti dall'osservazione degli antichi borghi con chiese e campanili svettanti, con gli anziani del paese che trascorrono le giornate nell'attesa, nella luce accecante del sole. (Mistrangelo: Stampa Sera...18 dicembre 1984); <br>... ma il momento delle emozioni più forti, della sorpresa più genuina, arriva quando scopriamo quanto forti e importanti sono i legami di Masia con il mondo rurale della sua infanzia e quanto profondamente le sue radici affondino in quella Sardegna, che tante volte ha raffigurato nelle sue opere... (Bucci: Corriere di Torino e Provincia...15 dicembre 1989) ...sono ricerche nelle quali Masia afferma la sua eco liberatrice nell'apporto poetico di un colore mai invadente. Tant'è che proprio con la determinazione poetica del colore le immagini evocano un'atmosfera di sogno: Soggetti catalizzatori di una comunicazione moderna e liberatoria sia nei tracciati, sia nelle tonalità... (Oberti: Corriere dell'Arte... 28 novembre 1998) Con linguaggio artistico asciutto, vivo e palpitante, intimamente connesso al vissuto contemporaneo, Piero Masia rifluisce all'antica e salvifica tradizione culturale della nostra terra, laddove cioè, il vecchio e l'albero suggellano l'idillio immortale in cui primeggia la valenza estetica del pittore autentico che con mano sicura e tratto geniale, esalta l'attimo fugace dell'invenzione, sublimando note poetiche intrise di significazione esistenziale. (Aldo Albani)...Non è facile, per Piero Masia sottrarsi al fascino del paesaggio, delle persone, dei colori della sua Sardegna; la sua pittura passa dal più tradizionale modo figurativo alla ricerca della scomposizione, frammentazione e accostamenti cromatici, le figure appaiono quasi abbandonate ma al tempo stesso in primo, anzi in primissimo piano. L’interpretazione del figurativo, nel suo nuovo ed ultimo momento pittorico si realizza in un qualcosa originalmente soggettivo, ma anche compiutamente concreto...(Marco Bertello da Piemontenews)...la solitudine umana riconosciuta è vissuta come un’ottimale dimensione di contemplazione oblativa del “Sé” e dell’immanente che non sovrasta l’individuo, ma lo rende pago dell’esistenza; cosmicamente a “casa” , riscaldato dai raggi di sospesi soli o lune che si stagliano silenti in ascetica presenza. Paradossalmente i visi, privati d’espressione, acquistano entità corporea quietamente marcate. Definendo il gesto, con energica carica emozionale, l’autore enfatizza la straordinaria forza delle figure incastrate in tasselli curvilinei, falsamente scomposti, al fine d’ avvalorare l’assoluto vigore dell’unità espressiva….(Felicita Magistà)